In un delitto rituale la logica e il movente sono ascrivibili allo svolgimento di un comportamento previsto da una determinata forma di pseudo-religione (le religioni normali, in teoria, non dovrebbero contemplare alcun reato) o da una pratica magico-occultista.
Gli investigatori che trattano omicidi che si sospetta possano essere collegati al mondo dell’occulto hanno la necessità di conoscere e identificare, sulla scena del crimine, specifici simboli e tracce di rituali, sia in fase di sopralluogo iniziale sia durante gli accertamenti medico-legali. Tutte le religioni, le pseudo-religioni e le pratiche magiche utilizzano infatti simbologie di vario genere: a volte si tratta di particolari abbastanza connotanti ed esclusivi per la specifica tipologia di occultismo, in altri casi i simboli sono più vaghi e generici e la loro attribuzione può dimostrarsi più complessa.
Allo stesso modo anche il momento in cui è si è svolto l’evento può essere indicativo di una necessità ritualistica, specie se avvenuto in concomitanza a date particolarmente significative, ad esempio, per il calendario delle festività sataniche.
La mostra spiega le tecniche di indagine e gli elementi tipici rinvenibili su una scena di delitto esoterico, mostrando altresì come l’influenza dei media abbia erroneamente associato a questa tipologia molti casi di cronaca che, in realtà, avevano tutt’altra natura.
In esposizione anche oggetti usati durante rituali, reperti e documenti riguardanti i casi americani di Charles Manson e Riky Kasso, oltre a quelli italiani delle cosiddette “Bestie di Satana”, Nadia Roccia e suor Laura Mainetti.