A seconda del periodo storico i delitti sono stati valutati e condannati con modalità e pene diverse.
Il medioevo e poi i tribunali del Sant’Ufficio restituiscono processi svolti in modo sommario e condanne spesso smisurate se rapportate al reato commesso (o ipotizzato). È l’epoca in cui si ricorreva ampiamente alla tortura (i cui strumenti erano considerati come amministrazione della giustizia), supplizio ufficialmente abbandonato dopo secoli per passare alla pena capitale, la punizione definitiva. Attualmente sono 76 i Paesi nel mondo che la praticano, e tra questi gli Stati Uniti sono l’unica nazione occidentale ad applicarla.
In Italia è stata in vigore nel codice penale fino al 1889, e reintrodotta sotto il fascismo dal 1926 al 1947, mentre il codice penale militare di guerra l’ha contemplata fino al 1994. La Città del Vaticano l’ha mantenuta attiva all’interno dei propri confini fino al 1969 per poi abolirla ufficialmente nel 2001.
La mostra offre una panoramica sui principali strumenti e tecniche di tortura medievali, discriminando tra quelli effettivamente utilizzati e altri – la più parte – mai esistiti o raramente impiegati sebbene popolarmente considerati storicamente veri.
Dedica anche particolare attenzione agli attuali metodi di esecuzione, dove la pena suprema è stata introdotta dai coloni inglesi agli inizi del XVII secolo tramite impiccagione sulla pubblica piazza, considerato un modo per ammonire e dare l’esempio alla comunità.
Il materiale e la documentazione sono esposti a puro scopo didattico e informativo, senza sostenerne l’opportunità di utilizzo o promuovere linee di pensiero a favore o contro la pena capitale.